Cos’è l’ipnosi e la sua struttura
Con ipnosi si intende uno stato modificato di coscienza che consiste in una
focalizzazione dell’attenzione ed una riduzione della consapevolezza periferica caratterizzata da un’aumentata capacità di risposta alle suggestioni.
Si può descrivere come un accordo tra il paziente ed il terapeuta a partecipare ad un setting terapeutico in cui tramite l’ipnosi vengono somministrate al paziente specifiche suggestioni con l’obbiettivo di modificare sensazioni, percezioni, comportamenti ed emozioni.
Questa definizione pone l’enfasi sulla relazione che deve instaurarsi tra terapeuta-paziente e la definisce necessaria.
Bisogna tuttavia distinguere l’ipnotizzablità dalla suggestionabilità, infatti,
quest’ultima è definita come l’accettazione acritica dell’idea dell’altro mentre al contrario nell’ipnotizzabilità l’accettazione dell’idea è critica.
L’ipnosi è uno stato di coscienza fisiologico, modificato e dinamico che si tenta di ricreare all’interno di un rapporto terapeutico che è la relazione psicologo-medico-paziente.
Punto centrale del processo è il monoideismo plastico, cioè una singola idea che riverbera sul piano psicosomatico ed ha valenza terapeutica.
Da un punto di vista clinico la sessione ipnotica si compone di tre fasi. La prima viene definita fase di induzione, questa è seguita dalla suggestione terapeutica, anche detta corpo dell’ipnosi e si conclude infine con la de-induzione dello stato ipnotico.
Si può ancora identificare una fase che precede tutte queste ed è la pre-induzione, questa consiste fondamentalmente nell’instaurazione del rapporto di fiducia nell’identificazione di un obiettivo comune, condiviso da operatore e paziente.
Con fase d’induzione invece intendiamo tutte quelle manovre finalizzate ad attivare e sostenere la realizzazione di monoideismi plastici. Esse consentono al soggetto di focalizzare l’attenzione, indurre uno stato di assorbimento con conseguente dissociazione dall’ambiente esterno e lo aiutano a rilassarsi, promuovendo il passaggio dell’attenzione dal “mondo esterno” al “mondo interno” del soggetto.
Nel corpo dell’ipnosi l’operatore fornisce le suggestioni terapeutiche più
appropriate al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Queste suggestioni sono la chiave del trattamento.
Segue la de-induzione, cioè un ritorno della coscienza del soggetto all’attività ordinaria di coscienza.
Il trattamento termina con un periodo definito coda ipnotica in cui il soggetto permane, ancora per pochi minuti, più suscettibile ad eventuali suggestioni.
L’ipnotizzabilità può variare molto da soggetto a soggetto, ma almeno l’80% della popolazione è in grado di realizzare un’ipnosi sufficientemente valida per ottenere soddisfacenti effetti terapeutici. Il livello di suscettibilità ipnotica può quindi influenzare negativamente i risultati clinici, in particolare nei pochi soggetti non ipnotizzabili e nei soggetti con un profilo ipnotico di decremento (secondo l’Hypnotic Induction Profile). Alla base di questa variabilità sono implicati diversi fattori legati alla personalità ma ancora non ben definiti.
I pazienti partecipano attivamente nell’esperienza ipnotica attraverso tecniche e suggestioni, il risultato ottenuto con l’ipnosi richiede uno “sforzo attentivo attivo e prolungato” da parte del paziente, elemento che manca nei soggetti con profilo di decremento.
Le suggestioni ipnotiche determinano cambiamenti nella percezione e
nell’interpretazione di vari stimoli forniti al soggetto, e correlano con alterazioni caratteristiche nell’imaging cerebrale.
Quando interrogati riguardo alle loro esperienze i pazienti descrivono alterazioni nell’immagine corporea, distorsione temporale, dissociazione, sentimenti di rilassatezza e pace, focalizzazione dell’attenzione e aumentata affettività e positività, ma diminuita memoria e propriocettività.
Da un punto di vista neurocognitivo si pensava che l’ipnosi fosse mediata
dall’emisfero cerebrale destro. Questa teoria era supportata dalla scoperta della specializzazione degli emisferi nel 1970 e il cervello fu convenzionalmente distinto in emisfero destro, creativo, ed emisfero sinistro, analitico.
Questa è tuttavia una semplificazione ormai superata e rimpiazzata dal
riconoscimento all’ipnosi di un ruolo più complesso, in cui sono implicati sia circuiti inter-emisferici sia intra-emisferici antero-posteriori di lungo raggio, coinvolgenti i lobi frontali, la corteccia prefrontale e la corteccia cingolata anteriore di entrambi gli emisferi.
Grazie alle tecniche di neuroimaging è oggi possibile studiare l’attivazione e la deattivazione delle aree cerebrali durante un’induzione ipnotica.
È dimostrato ad esempio, come, durante l’ipnosi, la rievocazione di ricordi è
associata ad una diversa e molto più ampia attivazione di aree cerebrali rispetto alla rievocazione degli stessi ricordi in condizioni di base.
Durante un’induzione ipnotica sono coinvolte diverse aree cerebrali, come: la corteccia occipitale, parietale, l’area precentrale, l’area premotoria, la parte ventrolaterale dell’area prefrontale, la corteccia cingolata anteriore, il talamo e il pontomesencefalo.
Comparato con un’attività cerebrale normale, lo stato ipnotico, mostra una
diminuzione dell’attività della parte mediale della corteccia parietale, in particolare nel precuneo. Dati precisi a riguardo sono stati raccolti da Vanhaudenhuyse e colleghi in una recente review.
Studi sui substrati neurobiologici dell’ipnosi indicano che lo stato ipnotico potrebbe essere correlato con l’attività dopaminergica centrale.
Durante l’ipnosi, le suggestioni di analgesia possono innalzare nel paziente la soglia del dolore, riducendo di conseguenza la percezione dello stimolo doloroso. Questo effetto è stato indagato e dimostrato in numerosi trial clinici e studi sperimentali. L’effetto ipno-analgesico sembra coinvolgere alcune vie intercalate sul circuito del dolore, come ad esempio i riflessi nocicettivi, l’attività autonomica dolore-correlata e il sistema di controllo sopraspinale del dolore.
Studi condotti da Faymonville e colleghi, mostrano una significativa riduzione nei punteggi del dolore e della nausea postoperatoria quando confrontati pazienti sottoposti a chirurgia con anestesia locale più ipnosi (ipno-sedazione) con pazienti trattati solo con anestesia generale.
Allo stesso modo in uno studio prospettico randomizzato, Defechereux e colleghi, hanno analizzato soggetti sottoposti a chirurgia in prima giornata post-intervento.
Nei soggetti che hanno ricevuto anche il trattamento ipnotico oltre all’anestesia generale sono stati evidenziati ridotti livelli di dolore, minor affaticamento, minor durata media dei ricoveri ed una diminuzione della risposta infiammatoria (IL-6 correlata) rispetto ai pazienti sottoposti solamente all’anestesia generale.
ISTITUTO FRANCO GRANONE
C.I.I.C.S.
CENTRO ITALIANO DI IPNOSI CLINICO-SPERIMENTALE

